Diario in stile di Lahiri Parte 1

Per la seconda volta, imbarco su un'avventura di lettura in italiano. Stavolta, leggo qualcosa da Jhumpa Lahiri per capire meglio come ha imparato a parlare—e scrivere—nella lingua italiana. Quali sono stati gli ostacoli che ha affrontato mentre cercava di scrivere un libro in italiano? Il suo viaggio mi aiuterà a formare il mio, ma con un progetto un po' diverso. Invece di scrivere un libro, voglio tradurre un racconto in inglese, ma per poter farlo, ho bisogno di un italiano avanzato, quasi nativo. Ho bisogno di poter comprendere le sfumature nella letterature italiana. Perciò, penso che l'esperienza di Lahiri sarà un buon ponto di partenza su cui riflettere. Come me, ha dovuto perfezionare il suo italiano. 

Nel capitolo titolato "La traversata", che comincia il romanzo, Lahiri fa paragone tra l'apprendimento del italiano e l'attraversamento di un lago. Per poter veramente imparare la lingua, ha dovuto uscire della sua zona di comfort. 

Io copierò questa metafora con qualcosa più personale e legato a me. 

Imparare veramente l'italiano è come toccare un ragno. Non mi piace sbagliarmi, però sbagliarsi è una parte importante del processo d'apprendimento di una lingua. Non mi piacciono i ragni neanche. Ma, l'anno scorso, ho deciso di toccare uno per superare questa paura. (Non ha funzionato 100%, ma ora so che almeno in Pensilvania, non mi faranno danno.) 

Non piace sbagliarmi. Preferisco dire niente invece di dire qualcosa di sbagliato perché sono una perfezionista. Però, in inglese, la mia prima lingua, mi sbaglia a volte, specialmente nella scrittura. Non so sempre se debba mettere una virgola o no, e ci sono parole di cui non conosco l'ortografia. Ho un accento americano in italiano, e me ne vergogno. 

Ma, se voglio cominciare a fare quello che ha fatto Lahiri, devo sbagliarmi tutti giorni. Così appena faccio qualcosa. 

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