Diario in stile di Lahiri Parte 7

 Lahiri scrive: "Dal mio primo libro richiamavo Calcutta, la città di origine dei miei genitori. Dato che era, per loro un luogo lontanissimo, quasi scomparso, cercavo un modo, attraverso la scrittura, di colmare la distanza, e di renderlo presente...Mi ci è voluto molto tempo per accettare che il mio progetto di scrittura non dovesse assumere una tale responsabilità" (pagina 161 di In altre parole da Jhumpa Lahiri). Voglio riflettere su questa citazione, ma impiegandola alla traduzione. 

Quale è l'obiettivo della traduzione? Hanno i traduttori una responsabilità? E' questa responsabilità colmare la distanza tra il testo, la lingua e la cultura di partenza e il testo, la lingua e la cultura di destinazione? 

Quando ho cominciato a tradurre, avrei detto di sì, i traduttori hanno una responsabilità, ma invece di colmare la distanza, la responsabilità sarebbe far essere trasmesso un messaggio in un'altra lingua. Il traduttore deve lodare il testo originale e, di conseguenza, minarsi. La traduzione sarà sempre falsa, non autentica e inferiore. 

Adesso, ho dei pensieri più complessi. Da un lato, è importante trasmettere il messaggio, ma ho imparato che un traduttore potrebbe scegliere gli elementi che pensano che siano più importanti. Come ho visto con le traduzioni di Dante, ogni traduttore ha messo a fuoco qualcosa di diverso del testo originale. Uno apprezza più il messaggio, un altro apprezza più la cadenza. 

Inoltre, la risposta a la domanda che riguarda se i traduttori hanno una responsabilità, penso che dipenda dalla persona. Come scrittrice, Lahiri non cerca più di fare qualcosa in particolare coi suoi testi. Non si sente obbligata a chiudere la distanza tra Calcutta e gli Stati Uniti per i suoi genitori. Secondo me, è così per i traduttori. Ma, aggiungerei un dettaglio: dipende anche dal testo.

Ad esempio, il testo che ho tradotto per la mia tese dal spagnolo parlava di una ragazza afro-spagnola. Viene attaccata da una moglie bianca e razzista. Il peso di questo testo è più importante socialmente che un testo che tratta dei colori dei fiori, ad esempio. Il modo in cui traduco il testo potrebbe avere conseguenze che mi riflettano come persona, specialmente se consideriamo il fatto che i traduttori vengono spesso giudicato e criticato più degli autori. 

Io come traduttrice, a questo punto, penso di avere una responsabilità speciale. Anche se le mie traduzioni non vengono lette da un pubblico grande, per la mia coscienza morale, mi è importante imparare a equilibrare la mia voce come traduttrice e quella del testo originale. Faccio una domanda più: Come centra il diritto di proprietà nella discussione sulla traduzione? 

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